Dall’Hotel Bing a Santarcangelo: cultura & cibo

Santarcangelo di Romagna è uno dei paesi più interessanti dell’entroterra riminese. E’ una piccola cittadina (conta poco più di 20mila abitanti) eppure ha lasciato una traccia indelebile nella storia della Romagna. L’ha fatto con i suoi monumenti tutti da scoprire nonché con i tanti personaggi legati alla cultura che lì sono nati. Nonostante sia piccolina, ha regalato all’Italia diversi personaggi di grande spessore. Vogliamo scoprirla? Come si arriva dal nostro hotel a Santarcangelo?

A Santarcangelo in auto

Le opzioni sono tante. La più veloce è senz’altro quella di prendere la vostra auto: uscite dal

Piazza Ganganelli e l’arco. In copertina, una veduta di Santarcangelo(foto PariTani, Archivio fotografico Provincia di Rimini).

parcheggio dell’hotel, prendete via Marconi fino a incrociare via Cavalieri di Vittorio Veneto, girate a destra e proseguite fino a incontrare la SS16 (Strada Statale Adriatica). Girate ancora a destra e proseguite sempre dritto, rimanendo sull’Adriatica fino alla rotonda “dello Stadio del Baseball”. Lì troverete le indicazioni per Santarcangelo che vi porteranno sulla SS9. Vi basterà seguirla fino a che non sarete arrivati al paese, esattamente all’intersezione con via Giovanni Pascoli, che vi porterà proprio sotto uno dei simboli di Santarcangelo: l’Arco di piazza Ganganelli. Si tratta di percorrere meno di 20 chilometri per una mezz’oretta scarsa di guida (dipende dalle condizioni del traffico).

A Santarcangelo in bici

Altra scelta interessante, se non avete fretta e volete godervi mare e natura, è raggiungere Santarcangelo in bicicletta. Soprattutto se avete a disposizione una bici elettrica o una mountain bike, una gravel o una city bike abbastanza robusta. Noi vi suggeriamo di farlo percorrendo tutto il lungomare (partendo dal nostro hotel in direzione nord), approfittando degli ampi spazi dedicati alle biciclette che sono stati creati in questi anni. Quasi sempre su percorsi sicuri, potrete raggiungere il porto di Rimini (fate qualche foto), costeggiarlo salendo verso ovest e attraversarlo utilizzando il Ponte della Resistenza per poi andare di nuovo verso il mare, arrivare alla Darsena di Rimini (vale la pena dargli un’occhiata) e proseguire seguendo la ciclabile che costeggia la spiaggia e che vi porta fino alla ciclabile del Marecchia. Questa affianca il fiume Marecchia e vi conduce dritti a Santarcangelo. La fatica ne vale la pena perché pedalerete nel verde della Valmarecchia. Sentirete solo il rumore dell’acqua del fiume, i cinguettii degli uccelli; lo stormire delle fronde degli alberi e il fruscio delle vostre ruote sulla ghiaina. Certo, il numero di chilometri quasi raddoppia rispetto al percorso in auto. Ma siete in vacanza e avete tutta la giornata davanti per cui… perché non approfittarne? Altre due possibilità sono rappresentate dai treni locali e dagli autobus di linea ma su orari e percorsi è bene che v’informiate direttamente, visto che facilmente possono cambiare nel corso degli anni.

Cosa fare a Santarcangelo

Il campanone di Santarcangelo (foto PariTani dal’archivio fotografico dell’Assessorato al Turismo della Provincia di Rimini).

Ma quando arrivo a Santarcangelo, cosa faccio?”. Usciti dalla ciclabile, (se siete in auto troverete facilmente parcheggio nelle vicinanze del centro storico), seguendo le indicazioni che troverete sul percorso, arriverete in piazza Ganganelli, cuore amministrativo e commerciale della cittadina e lì vi accoglierà uno dei suoi due monumenti “simbolo”: l’arco di papa Clemente XIV Lorenzo Ganganelli, popolarmente detto “L’arco di Bech. Fu voluto dai santarcangiolesi (chiamati “clementini” proprio per via di questo papa) nel 1769, nell’anno in cui l’illustre concittadino venne eletto al soglio pontificio. Potete passargli sotto con la vostra bici ma non fatelo se all’arcata dovessero essere appese due corna di bue: potreste scoprire di essere cornuti (“Bech” in dialetto). Una strana tradizione, legata alla Fiera di San Martino che si tiene ogni anno a ridosso dell’11 novembre, afferma che si è vittime di una moglie o di un marito fedifraghi se, passando sotto l’arco, le corna si muovono.

A Santarcangelo, arco e campanone

Passati sotto l’arco e attraversata la piazza, lasciate le biciclette ai piedi della piccola “scalinata” che vi si para davanti per salire il monte Giove (la collinetta che sovrasta il paese, dove si trova il caratteristico e medievale borgo antico). Certo, potreste arrivare in cima anche in bici, lasciando il centro alla vostra sinistra e salendo poi per l’antica Porta Cervese. E’ chiamata anche Porta del Sale perché si trova sulla via che anticamente collegava Santarcangelo con Cervia, cittadina importante per le sue saline. Continuando a salire a piedi o in bici, fate voi, arriverete in cima al monte Giove e vi troverete sotto il Campanone, l’altro simbolo cittadino assieme all’Arco di Papa Clemente XIV. Costruito in stile neogotico nel 1893 e alto 25 metri, è coronato dall’immagine del patrono San Michele Arcangelo in ferro battuto a mano che funge da indicatore della direzione del vento. Da lì non vi resta che scendere e cercare la chiesa della Collegiata, dove troverete un quadro del santarcangiolese Guido Cagnacci, noto pittore del Seicento italiano.

Santarcangelo: poesia e piadina

Santarcangelo è città di artisti. Nel campo della poesia si contano nomi come quelli di Nino Pedretti,

Piadina santarcangiolese (Foto PariTani dall’archivio fotografico dell’Assessorato al Turismo della Procincia di Rimini).

Antonio Baldini, Gianni Fucci, Giuliana Rocchi e, soprattutto, il grande Tonino Guerra: poeta, scrittore, sceneggiatore per Fellini, Monicelli, Lattuada, Antonioni (fu candidato all’Oscar per la sceneggiatura di Blow Up) e tanti altri. Se poi sarete fortunati, aggirandovi per il centro storico potreste imbattervi in protagonisti del mondo del cinema e dello spettacolo come Daniele Luttazzi, Fabio De Luigi o Chiara Baschetti. Tutti santarcangiolesi.

Santarcangelo, ci sono anche i cassoni!

Prima di tornare sulla via di casa, fermatevi in uno dei tanti ottimi ristoranti o punti di ristoro del centro. Vi consigliamo di gustarvi una bella piadina o un bel cassone ripieno. La piadina la conoscete tutti. Cibo povero della Romagna per eccellenza, è diventata una prelibatezza dal successo ormai internazionale. La sua ricetta è cambiata nel tempo e non ne esista una che sia “la vera piada o piadina romagnola”. I cassoni (o cascioni), non sono altro che piadine molto sottili, farcite, ripiegate su se stesse e chiuse. Il ripieno più tradizionale è con le erbe di stagione, ma si possono farcire con mozzarella e pomodoro, mozzarella e salsiccia, mozzarella e funghi; salsiccia e patate, salsiccia e cipolla, rucola e speck, tanto per citare alcuni ripieni. Per saperne di più, leggete questo articolo del nostro blog “cucina e cibi”.