Il Lambrusco, vino frizzante rosso della nostra regione, ha affascinato i palati di tutto il mondo ma non è detto che questo sia, o meglio sia stato, un bene. Cerchiamo di capire perché e cosa è successo a questa che oggi è una ricchezza dell’enologia nazionale.
Che vino è il Lambrusco?
Innanzitutto, cominciamo a chiederci che vino sia il Lambrusco: è un vino rosso frizzante
prodotto principalmente utilizzando diverse varietà di uve appartenenti alla famiglia Lambrusco. Queste varietà autoctone sono coltivate principalmente in alcune zone della nostra regione (reggiano, parmense e piacentino) e della Lombardia. Alcune delle varietà più comuni includono il Lambrusco Grasparossa, il Salamino, il Lambrusco di Sorbara, il Lambrusco Maestri e altre. Il metodo di vinificazione può variare leggermente da un produttore all’altro e può essere influenzato dalle sue preferenze, dalle caratteristiche specifiche delle uve utilizzate e dalle tradizioni locali. Tuttavia, ci sono alcune pratiche comuni che vengono generalmente seguite.
Come si fa il Lambrusco?
Si parte, ovviamente, dalla raccolta delle uve che è effettuata manualmente o meccanicamente durante la vendemmia, tra settembre e ottobre, a seconda della maturazione e delle condizioni climatiche. Una volta raccolte, le uve vengono trasportate in cantina dove vengono pigiate per rompere la buccia e liberare il succo. A volte vengono anche diraspate per separare i grappoli dalla parte centrale della vite, nota come raspi, che contiene meno aromi desiderabili. Il mosto ottenuto dalla pigiatura è quindi trasferito in serbatoi dove inizia il processo di fermentazione. Durante questo processo, i lieviti
naturali presenti sulle bucce delle uve o i lieviti selezionati aggiunti dal produttore trasformano gli zuccheri presenti in alcool e anidride carbonica. Dopo la fermentazione primaria, il vino base viene spesso sottoposto a una seconda fermentazione utilizzando il metodo Charmat, che è il metodo tradizionale per la produzione di vini frizzanti. Durante questa fase, il vino base viene trasferito in autoclavi o serbatoi pressurizzati insieme a una piccola quantità di zucchero e lieviti selezionati. La fermentazione in autoclave crea le bollicine caratteristiche del Lambrusco e conferisce al vino la sua effervescenza. Dopo la fermentazione secondaria, il vino può essere lasciato a maturare per un breve periodo per permettere ai suoi aromi di svilupparsi ulteriormente e per integrare le bollicine. In alcuni casi, i produttori possono anche fare un assemblaggio di diverse varietà di Lambrusco per ottenere il profilo di gusto desiderato. Una volta completato l’affinamento, il vino viene filtrato per rimuovere eventuali residui di lieviti e solidi in sospensione. Successivamente viene imbottigliato e sigillato, pronto per essere commercializzato e consumato.
Storia e caratteristiche del Lambrusco
Il Lambrusco ha una storia antica che si estende per secoli nelle fertili pianure dell’Emilia, dove il clima e il terreno creano le condizioni ideali per la coltivazione delle uve. Le prime tracce di Lambrusco risalgono all’epoca dell’Impero romano, quando i contadini locali producevano vini rustici utilizzando queste uve autoctone. Durante il Medioevo, divenne un pilastro dell’agricoltura locale, con molte famiglie che coltivavano le viti nei loro vigneti. Nel corso dei secoli, è diventato sempre più popolare, tanto da diventare una delle esportazioni vinicole italiane più rinomate. La sua vivace effervescenza, il suo colore rubino intenso e il suo gusto fruttato, contribuiscono a creare vasta gamma di profumi e sapori. Una delle sue caratteristiche distintive è la versatilità culinaria. Grazie alla sua acidità bilanciata e alla leggera effervescenza, si abbina bene a una vasta gamma di piatti, dalla pizza alla pasta al ragù, fino ai salumi e ai formaggi tipici dell’Emilia-Romagna.
Crisi e rinascita del Lambrusco
Negli anni ’70 e ’80, il Lambrusco ha vissuto un periodo di popolarità internazionale, ma
spesso si trattava di un prodotto di bassa qualità. Era successo che sui mercati internazionali, soprattutto quello statunitense, avesse acquisito una notevole fama ed era diventato un vinello da aperitivo molto apprezzato oltre oceano ma molto diverso da quello che doveva essere un buon vino. Per fortuna, negli ultimi decenni, c’è stata una rinascita del Lambrusco di alta qualità, grazie all’impegno dei produttori locali nel ripristinare la reputazione di questo vino. Oggi esistono quattro tipi di Lambrusco DOC: il rosso Salamino di Santa Croce secco o amabile; il Lambrusco di Sorbara che può essere rosso o rosato, secco o amabile; il Lambrusco Reggiano, rosato e dolce o rosso e secco e il Lambrusco Grasparossa di Castelvetro secco o amabile. Questi vini di alta qualità stanno tornando ad attirare l’attenzione dei critici enologici e dei consumatori di tutto il mondo, contribuendo a riaffermare il Lambrusco come uno dei tesori vinicoli dell’Italia. A testimonianza che si può vendere tanto pur alzando la qualità della produzione vitivinicola.