Dall’hotel Bing a San Leo, per incontrare Cagliostro e il grigione del Montefeltro!

Vi ricordate l’itinerario dal nostro hotel fino a Verucchio? Se non lo ricordate, qui trovate il link all’articolo. Bene, se seguite gli stessi percorsi per l’auto o per la vostra bici (gravel, da strada o mtb che sia) fino a Villa Verucchio, avrete già affrontato più della metà del percorso. Infatti, da Villa Verucchio a San Leo avrete da percorrere circa 20 chilometri mentre sono in totale circa 40 quelli che separano il nostro hotel da San Leo.

Occhio alla salita se pedalate

Il panorama lungo la strada per arrivare a San Leo. In copertina, la fortezza di San Leo e il Duomo (Archivio fotografico Provincia di Rimini).

La strada, sia che seguiate la ciclabile lungo il fiume Marecchia; sia che guidiate sulla Strada provinciale 258 (chiamata anche via Marecchiese) tende sempre a salire leggermente. Niente di preoccupante se siete in bici fino a che non dovrete lasciare la ciclabile per salire fino allo spuntone di roccia su cui è appollaiato quest’antico borgo medievale. In pratica, arrivati nella frazione di Secchiano, troverete le indicazioni per San Leo. Alla vostra destra e alla vostra sinistra tanti campi coltivati e qualche casa isolata ma niente alberi che possano regalarvi un po’ di frescura. Arrivati a Ca’ Ottaviano (niente più che un gruppo di case), la strada aumenterà le pendenze fino all’8%. Si prosegue con queste pendenze fino alla frazione Cella. A questo punto avrete percorso circa 4,7 chilometri dall’inizio della salita. Resta circa un chilometro da affrontare, ondulato e con una breve salita finale che permette di entrare nel borgo antico: un paese di neanche tremila anime rimasto così com’era nel medioevo, fra piccole strade in acciottolato, storiche mura, marmorei stemmi patrizi scolpiti sui palazzi più importanti e piccole botteghe artigiane fra le quali spiccano un forno che cuoce un pane davvero magnifico e un minimarket che dà spazio a tutto l’artigianato cittadino.

Il duomo di San Leo con la facciata… sullo strapiombo!

San Leo è storicamente molto interessante. Il duomo risale al VII secolo ed è stato ristrutturato attorno al 1100, in stile

Il Duomo di San Leo. E’ ben visibile l’entrata laterale (foto di Howwi da commons.wikimedia.org).

romanico longobardo. Curiosamente, la porta d’entrata si trova su una fiancata perché la facciata è situata… su un ripido strapiombo! Come la gran parte degli edifici del borgo, il duomo non ha fondamenta perché è costruito sulla roccia. All’interno, anche le scale che conducono alla cripta sono scavate nella roccia e, fra colonne e navate poco illuminate dall’esterno, sembra di essere in una scena de “Il nome della Rosa”.

San Leo capitale d’Italia

Quanto sia stata importante San Leo in epoca altomedievale, lo arguiamo anche dal fatto che, in un certo senso, fu la “capitale” del regno d’Italia. Come avvenne ciò? Nell’anno 950 Berengario II, marchese di Pavia discendente da una dinastia dei Franchi, per una serie d’incroci dinastici e lotte fra nobili, aveva ottenuto il titolo di “Re d’Italia”. Attaccato da Ottone, re di Germania che agiva per conto del papato, Berengario trovò il suo ultimo rifugio proprio nella Rocca di San Leo che divenne così la capitale del Regno d’Italia, almeno fino alla resa di Berengario che avvenne nel 962.

Cagliostro prigioniero a San Leo

Porta d’entrata al centro storico e via Montefeltro (Archivio fotografico Provincia di Rimini).

A proposito della Rocca di San Leo. Si trova nel punto più alto del borgo ed era già un forte in epoca romana. Chiaramente da lì si aveva una visuale perfetta su tutta la vallata e si era in grado di individuare i nemici già a molti chilometri di distanza. Era quasi inespugnabile e in epoca rinascimentale fu contesa dai Malatesta, signori di Rimini e dai Montefeltro, signori di Urbino. Federico da Montefeltro affidò l’ammodernamento della Rocca in chiave difensiva nientemeno che a Francesco di Giorgio Martini, una delle figure più emblematiche del Rinascimento italiano. Passato ai Della Rovere nel 1527, da forte difensivo fu trasformato in carcere e nelle sue prigioni vennero ospitati anche personaggi importanti come Cagliostro e il rivoluzionario Felice Orsini. Oggi è un museo d’armi e una pinacoteca e vale davvero la pena visitarlo. Siccome non terminiamo mai le nostre escursioni senza proporvi qualcosa di particolare da gustare sul territorio, stavolta v’invitiamo ad andare in una bottega del centro storico e chiedere di un salame o di un qualsiasi altro insaccato di grigione del Montefeltro, il maiale autoctono che stava per estinguersi e che è ritornato a nuova vita.

Il grigione del Montefeltro

Si tratta di un animale che era definitivamente scomparso ma un giorno, Giuseppe Gabrielli, allevatore in quel di San

Alcuni maiali grigioni del Montefeltro (foto da www.grigionedelmontefeltro.it)

Leo, nota una foto degli inizi del Novecento appesa proprio sui muri del forno della cittadina. Nell’immagine si notano dei maiali grigi, dal corpo slanciato e dalle gambe lunghe. Gabrielli ci rimugina su, chiede informazioni in giro e capisce che si tratta del grigione. Allora, nel tentativo di riprodurlo, incrocia varie specie di maiali e, incredibilmente, ci riesce. Per sicurezza, chiama l’Università di Bologna. Assieme all’Ateneo felsineo effettua delle ricerche e alla fine si stabilisce che sì, quello che ha ottenuto dagli incroci è il grigione che aveva visto nella vecchia foto in bianconero. Da allora inizia ad allevarli seguendo dei criteri molto precisi destinati a tenerne alta la qualità delle carni. In definitiva, il grigione è un maiale che dà salumi stagionati, cotti e freschi con un’intrinseca sicurezza igienica ma anche con un corretto apporto nutrizionale, ottima qualità organolettica e tanto di certificazione biologica. Venendo allevato allo stato brado e con alimenti naturali che ricava dall’ampio territorio sul quale pascola, la sua carne è saporita, consistente con un sapore del tutto differente rispetto alle altre carni di maiale. Assaggiarne un salame o un tocco di prosciutto è un motivo in più per partire dal Bing e visitare San Leo.